PORTO ISTANA
2019 - OLBIA (SS)
Filippo Bamberghi
Appartamento
pubblicato su INTERNI
07-08/21
LE FORME DEL TEMPO
In Sardegna, Costa Smeralda, una villa che reinventa la tradizione costruttiva sarda con un linguaggio contemporaneo intriso di forti vibrazioni nordiche.
La villa di Eirinn e Renzo si trova a 100 metri dal mare e dalle spiagge di Porto Istana che affacciano sulla splendida isola di Tavolara. In questo angolo di paradiso sardo, immerso nella fitta vegetazione di corbezzoli, mirti e olivastri propria del luogo, la stilista e modella norvegese e l'imprenditore sardo hanno deciso di vivere 12 mesi l’anno con i loro due bambini e di affidare l'incarico del progetto della casa all’architetto Pasquale Bianchini. Se i sogni aiutano a vivere meglio, quello professionale i nostri l'hanno realizzato insieme nel 2014, quando ottimizzando una forte passione comune per il kitesurf hanno fondato il brand Exkite, con l’idea di riciclare le vele dei kite per trasformarle in capi d’abbigliamento, oggi acquistabili persino da Barneys a New York. Per quello privato si sono rivolti a un creativo del Mediterraneo, di base a Napoli, che, prima di mettersi in proprio dieci anni fa, aveva già collaborato al disegno di 60 esclusive ville a Puntaldia, sviluppando una specifica sensibilità verso la bellezza unica di luoghi che invitano allo stretto dialogo tra architettura e paesaggio naturale. “Per me la casa deve assecondare il carattere di chi la vive, così il progetto inizia sempre come un gioco tra l'introspettivo e lo psicanalitico”, spiega Pasquale Bianchini. “Faccio raccogliere ai clienti in una cartella tutte le foto di cose che a loro piacciono, da soluzioni spaziali a mobili ed oggetti, per capirne la sensibilità e che cosa si aspettano. Nella fattispecie, il primo contatto con i committenti ha preso la forma di una vera e propria richiesta d’aiuto da parte di Eirinn che sentiva la necessità di fondere l’essenzialità del suo stile norvegese con la tipologia del corpo di fabbrica rurale, il classico stazzo gallurese che aveva acquistato con Renzo”, ricorda l'architetto. “Forme geometriche ben definite e giochi di luce in dialogo con la mutevolezza delle stagioni sono stati il leitmotiv del progetto di ristrutturazione. Il mio obiettivo è stato quello di valorizzare le potenzialità espressive del volume compatto e astratto preesistente recuperando la tradizione costruttiva sarda ma interpretandola con un linguaggio contemporaneo senza tempo. In grado di rafforzare il solo rapporto visivo solo con la natura circostante”, racconta. In altre parole il suo intervento si è tradotto in un omaggio al paesaggio antropizzato, declinato con rigore modernista e purezza formale, senza concessioni a segni vernacolari e arredo rustico locale. Sul piano pratico, attraverso una sottrazione volumetrica, il fabbricato è stato riportato alle linee archetipe d'origine, aprendo la successione di piccole stanze e finestre che ne caratterizzavano l'impianto e semplificandone la copertura a doppia falda; in modo da ottenere una maggiore sensazione di leggerezza e freschezza d'insieme e un effetto plastico dichiaratamente ispirato ai progetti di John Pawson e Gio Ponti. “Il tetto a due falde è stato realizzato di soli otto cm di spessore e irrigidito da un’ossatura in ferro che si estende a sbalzo su entrambi i lati; verso l’ingresso mediante brise soleil che seguono la medesima inclinazione della copertura e verso le verande vista mare”, continua il progettista. “Così è stato possibile imbrigliare e modellare la luce, proiettando pattern di ombre sul calcestruzzo bianco delle superfici verticali. Ma anche, in una sintesi di equilibrio e proporzione, rendere percepibile nei dettagli costruttivi dei terrazzi a sbalzo e nell'innesto del fabbricato al giardino tramite un profilo di coronamento a “C” di colore nero, un ricercato risultato di sospensione del corpo architettonico”. Lo sviluppo del progetto ha poi voluto che, nel patio, una passerella in cemento mettesse in connessione il volume principale con un portale in cemento armato faccia a vista, ingresso del volume della dependance destinata agli ospiti, un'unità abitativa a sé stante completa di living, camera, mini cucina e bagno. Da qui mediante una scala a sbalzo si accede al solarium di copertura, dove si materializza una piscina nera con due lati a sfioro che si perdono all'orizzonte nei blu del mare di Tavolara: lo stupore di altri effetti speciali reincarnati nella composizione d'insieme. Il bianco candido e di estetica classica degli esterni, archetipo che si trasforma in una nuova sorpresa, si confronta invece negli interni, tra pareti total white, pavimenti in resina e arredi grafici disegnati dall’architetto, con un mix match di arredi che restituiscono calore, colore e piacere di abitare, dando risalto alle ampie vetrate scorrevoli vista mare. La semplicità resta il tratto distintivo degli spazi nudi e sartoriali scanditi in due aree mediante una play room che funge da cerniera tra la zona giorno e quella notte: ingresso, living/cucina e bagno di servizio da una parte e tre camere da letto e bagno padronale dall'altra. Nella costruzione fluida complessiva, la cucina open space si compone di una parete attrezzata a tutt’altezza 'cucita' intorno alle finestre e all’inclinazione delle falde del tetto e di una penisola con piano in rovere massello. Dentro un contenitore concepito come una grande tela partecipa da protagonista silenziosa dell’eleganza rarefatta e del mood nordico scelto dai committenti per vivere la casa in piena libertà.
ANTONELLA BOISI